La rivincita delle aree interne per una Toscana sostenibile


12 Giugno 2023|16 Minuti

Due giornate organizzate da CRU Toscana a Firenze: focus su strategie, idee e progetti per lo sviluppo sostenibile della Regione

Ora che le risorse ci sono, ed anche in abbondanza, per la Toscana e per le aree interne, è assolutamente vietato sbagliare gli investimenti e obbligatorio, invece, investire queste risorse nel modo giusto. Un’occasione da non perdere fra PNRR e nuove risorse comunitarie, per evitare l’abbandono delle aree interne della Toscana, che rappresentano il 70% del territorio anche se vi vive solo un quarto della popolazione: dalle aree appenniniche alla Maremma, dalle colline metallifere alla Val d’Orcia e molte altre splendide zone che fanno della Toscana una grande occasione di rilancio.

È in sintesi quanto è emerso alla due giorni fiorentina organizzata dal Consiglio Regionale Unipol della Toscana, in cui si è parlato di strategie e progetti per lo sviluppo sostenibile delle aree interne della Toscana, attraverso la progettazione e la partecipazione di tutti gli attori, economici, sociali e politici presenti sui territori e con gli stessi cittadini. Due giorni molto intensi quelli voluti dal CRU Toscana, tante presenze qualificate e tanti interventi che pongono le basi per una programmazione concreta del futuro della regione.

“Due giornate di alto livello, a carattere quasi seminariale – ha detto Fausto Sacchelli, responsabile nazionale Consigli Regionali Unipol –. Un momento importante per il CRU e per la Toscana, per riflettere sulle aree interne, sulle scelte, sugli investimenti, sui progetti da portare avanti per sviluppare questa territori.  Anche in Toscana, le aree interne devono essere sviluppate in maniera innovativa per dare un contributo all’intero Paese. L’Italia è un paese fragile, non solo nelle aree interne, come dimostrano i fatti della Romagna. Servono quindi manutenzione e interventi strutturali che seguano i principi della sostenibilità. È un’occasione che non possiamo perdere ”.

Le riflessioni e gli interventi che si sono svolti nelle due giornate fiorentine hanno evidenziato alcune caratteristiche della Regione.

Ancor prima che il Covid aggravasse la situazione, l’economia italiana stava attraversando un lungo periodo di bassa crescita tanto da far avanzare da parte di molti analisti l’ipotesi di un suo presunto declino. Ciò vale anche per la Toscana, sebbene i risultati conseguiti negli ultimi anni siano migliori di quelli del resto del Paese. Si può infatti ragionevolmente sostenere che la Toscana, con Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna rappresenti una sorta di “quadrilatero” che può essere considerato la parte più solida, per livello di sviluppo e anche per tenuta lungo la crisi, dell’intero sistema economico nazionale.

Ciò comunque non è del tutto confortante, in quanto si tratta comunque di un’economia che nell’ultimo quarto di secolo ha attraversato una prima fase (1995-2008) di crescita estremamente debole e, dopo, di vera e propria recessione, aggravata dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Oggi il PIL pro capite della Toscana – non diversamente da quello delle altre regioni del quadrilatero – è appena sui livelli del 1995.

Sono molte le criticità che hanno segnato questa lunga stagione della nostra economia, alcune endogene altre, invece, derivanti da quanto è accaduto nel mondo in questi anni. Tra queste vale la pena di segnalarne alcune sottolineate dall’analisi svolta.

La  questione demografica – La Toscana  si caratterizza  per  un forte  invecchiamento  della popolazione che la pone tra le aree più vecchie al mondo (è 12ma tra le regioni europee per indice di vecchiaia). Questa caratteristica è, da un lato, un punto di forza della regione (alta qualità della vita, sistema sanitario avanzato, welfare familiare ancora efficiente), ma rappresenta, dall’altro, un punto di grande debolezza, non solo in termini di sostenibilità, ma anche di capacità innovativa e di propensione ad investire.

La questione tecnologica. Le imprese toscane, per le dimensioni e le specializzazioni prevalenti, sembrerebbero essere più in difficoltà a recepire le innovazioni che stanno dietro la quarta rivoluzione industriale. In particolare le imprese soffrono di una storica difficoltà a rapportarsi con i centri di ricerca ed hanno dimensioni poco idonee ad affrontare da sole attività autonome di ricerca e sviluppo. Allo stesso tempo, però si caratterizzano per produzioni spesso di alta qualità volte a soddisfare bisogni legati al tempo libero (dalla moda al turismo).

La questione ambientale. Si tratta di un tema che accomuna la regione al resto del paese, ma ha qui ha una valenza particolare per il ruolo che ha l’ambiente, il paesaggio, nell’immaginario che il mondo ha della Toscana.

Le criticità potrebbero quindi mettere maggiormente in difficoltà l’economia e le condizioni di vita dei toscani perché, se non adeguatamente governate, potrebbero trovare un tessuto non idoneo ad accoglierle. Allo stesso tempo però potrebbero rappresentare un’opportunità per perseguire una crescita più sostenuta che, anche sfruttando le potenzialità della tecnologia, si orienti maggiormente sulle questioni ambientali, curando che tutto ciò non avvenga a deterioramento di quell’equilibrio sociale che è stato a lungo uno degli elementi costituenti del modello di sviluppo di questi territori.

Stefania Saccardi, vicepresidente Regione Toscana e assessore all’agricoltura e alle aree interne: “Oggi più di ieri, abbiamo la consapevolezza che il sostegno alle aree interne e montane è indispensabile per la salvaguardia di tutto il nostro territorio, anche per le zone più densamente abitate. Abbiamo inoltre tanti strumenti per portare avanti progetti concreti che rafforzino, ad esempio, i servizi e la viabilità, tutto questo per evitare lo spopolamento delle aree interne, che significherebbe abbandono e fragilità dei nostri territori”.

Marco Niccolai, presidente Commissione aree interne del Consiglio regionale della Toscana: “In Toscana abbiamo fatto una scelta ben precisa, abbiamo deciso di darci una regola: il 30% delle risorse dei fondi strutturali dell’UE e del fondo di coesione dello Stato che arrivano alla Toscana, fino al 2027, saranno destinati alle imprese, ai comuni e ai soggetti che operano nelle aree interne. È una riserva di circa 900 milioni di euro per sostenere progetti che vengono dal basso. Il senso di questa scelta è chiaro: non pensiamo che le aree interne siano luoghi di vacanza o luoghi da cartolina, non pensiamo che ci siano degli eroi, ma solo dei cittadini che fanno una scelta, una scelta per un territorio dove si lavora e si produce ricchezza. Basta con la retorica compassionevole, questi territori, e la pandemia ce l’ha dimostrato, è dove si crea risposta ad esigenze di sostenibilità, di qualità della vita e produzione economica al passo con i nuovi modelli di sviluppo. Serve quindi che lo Stato introduca meccanismi di fiscalità di vantaggio.”

Ma quante saranno le risorse del PNRR in Toscana? Alessandra De Renzis, Ufficio di Gabinetto Regione Toscana: “Ad oggi come Regione Toscana abbiamo censito circa 8mila progetti, che valgono 7 miliardi e 800 milioni di euro di investimenti, di cui 6,5 coperti dal PNRR. Sono interventi dislocati su tutto il territorio regionale”.

Paolo Ernesto Tedeschi, direttore Competitività territoriale della Toscana Autorità di gestione della Regione Toscana, ha parlato di quelle che sono le prospettive della nuova programmazione comunitaria all’interno dello sviluppo del sistema toscano; evidenziando le finalità, gli obiettivi e le modalità di gestione dei diversi fondi comunitari, i cui interventi dovranno essere integrati e coordinati per la loro piena efficacia.

Carla Lazzarotto, della Regione Toscana, ha quindi illustrato il Fondo Feasr per la crescita delle aree rurali e il sistema agricolo regionale.

Giordano Pascucci, presidente CRU Toscana: “Ci sono tante risorse a disposizione della Toscana, diversi miliardi che vanno spesi bene per favorire le comunità locali, l’imprenditoria, per fare in modo che queste realtà territoriali, spesso con forti difficoltà di mobilità, possano migliorare la qualità della vita e lo sviluppo economico. Si può invertire la rotta con politiche appropriate: la Regione Toscana ha deciso di destinare il 30% degli investimenti comunitari in queste aree, che è vero riguardano solo il 25% della popolazione ma rappresentano circa il 70% del nostro territorio”.   

Leonardo Ghezzi, Irpet Toscana: “Proveniamo da un anno difficile che ha portato a momenti di sofferenza, soprattutto per le famiglie più povere. Gli stanziamenti hanno evitato danni peggiori ,e in una certa misura, è stato compensato il danno dall’aumento dei prezzi dell’energia, consentendo al motore dell’economia toscana di rimanere acceso. Quello che preoccupa ora è la prospettiva di crescita a medio termine: al momento si registra buon andamento dell’economia ma non in linea con le aspettative del pre-crisi energetica. L’economia toscana dovrebbe infatti crescere dell’1% nei prossimi anni, un dato insufficiente rispetto alla sfida demografica che abbiamo di fronte, con una popolazione che invecchia, con meno popolazione attiva e con più esigenze. Cruciale sarà spendere bene i fondi europei e del PNRR”.

Sono inoltre intervenuti i rappresenti del mondo dell’associazionismo e sindacale: Francesca Ricci, Cisl; Patrizio Mecacci, Legacoop; Paolo Fantappié, Uil; Fabio Berni, Cgil; Massimo Biagioni, Confesercenti; Luca Tonini, Cna.  Valentino Berni, presidente Cia Toscana: “Le risorse vanno spese per rivalorizzare le aree interne e dare maggiori opportunità di vivere in questi territori, per rimettere in pista delle filiere che possono essere lo sviluppo e il volano di queste aree, primo presidio di tutta la Toscana. Le aree interne hanno dal punto di vista infrastrutturale il gap più grande. Chi vive in questi territori è confinato in aree lontane da tutte le opportunità e dal benessere che troviamo nelle grandi città; bisogna tornare a dare a queste persone una vita dignitosa con redditi adeguati”.

Il professor Stefano Maggi, ordinario di Storia contemporanea dell’Università di Siena ha ricordato l’importanza dell’accessibilità delle aree interne: “L’area interna deve essere accessibile, e per esserlo ci vuole il servizio pubblico perché non tutti vanno o possono andare in macchina. Anche il turismo sostenibile è tutto da ripensare in una logica di rete, come era in passato: gli spostamenti con carrozze a cavallo e bus erano infatti collegati al sistema dei treni”.

Elena Torri, Program Manager CRU Unipol: “Il progetto Crearee è il progetto che i CRU a livello nazionale hanno voluto promuovere per aiutare le aree interne, in questa fase di grande attenzione e necessità di sviluppo. Dalla Val d’Aosta alla Sicilia è stato individuato il tema delle aree interne come strategico. Abbiamo voluto approfondire i temi più strategici per i territori, come la mobilità sostenibile, il tema della formazione e delle community, un gioco di squadra che come mondo Unipol vogliamo mettere a disposizione dei territori”.

Stefano Casini Benvenuti, CRU Toscana: “Un territorio si mantiene se le persone ci vivono, non solo perché ci sono i servizi, ma perché si creano occasioni di lavoro. Va quindi ricostruito questo circolo virtuoso che fa di queste aree, aree di sviluppo in grado di attirare i giovani. In questo senso il loro ruolo è più importante di qualche anno fa. Servono però progetti d’area”.   

Marina Lauri, Anci Toscana “Periodo molto importante questo che coincide con l’apertura dei principali programmi di finanziamento europei, e per queste aree interne della nostra Regione, si aprono anni di opportunità molto importanti per contrastare lo spopolamento e le criticità di questi territori. Queste aree possono diventare protagoniste della rinascita territoriale”.

Francesca Longhi, Regione Toscana: “La programmazione ’14-’20 è un sistema consolidato di soggetti che conoscono i territori. Tutte le iniziative che vengono messe in campo hanno avuto un successo notevole, come l’azione specifica ‘progetti di rigenerazione delle comunità’. Nella programmazione 23-27 che stiamo attivando adesso, saranno a disposizione per il metodo Leader, 47 milioni di euro, con la possibilità di programmare per i Gal azioni più innovative”.

È stato poi fatto un focus sui distretti rurali e biologici toscani con l’intervento di Gianluca Barbieri, responsabile di settore Distretti Rurali, biologici e del cibo, che ha parlato delle modalità di intervento, opportunità e prospettive di sviluppo.

Una due giorni che è stata anche l’occasione per un confronto con i rappresentanti dei Distretti, dei Gal e dei Leader, per approfondire le modalità e definire le progettualità.

 

 


La rivincita delle aree interne per una Toscana sostenibile


CRU|12 Giugno 2023|16 Minuti

Due giornate organizzate da CRU Toscana a Firenze: focus su strategie, idee e progetti per lo sviluppo sostenibile della Regione

Ora che le risorse ci sono, ed anche in abbondanza, per la Toscana e per le aree interne, è assolutamente vietato sbagliare gli investimenti e obbligatorio, invece, investire queste risorse nel modo giusto. Un’occasione da non perdere fra PNRR e nuove risorse comunitarie, per evitare l’abbandono delle aree interne della Toscana, che rappresentano il 70% del territorio anche se vi vive solo un quarto della popolazione: dalle aree appenniniche alla Maremma, dalle colline metallifere alla Val d’Orcia e molte altre splendide zone che fanno della Toscana una grande occasione di rilancio.

È in sintesi quanto è emerso alla due giorni fiorentina organizzata dal Consiglio Regionale Unipol della Toscana, in cui si è parlato di strategie e progetti per lo sviluppo sostenibile delle aree interne della Toscana, attraverso la progettazione e la partecipazione di tutti gli attori, economici, sociali e politici presenti sui territori e con gli stessi cittadini. Due giorni molto intensi quelli voluti dal CRU Toscana, tante presenze qualificate e tanti interventi che pongono le basi per una programmazione concreta del futuro della regione.

“Due giornate di alto livello, a carattere quasi seminariale – ha detto Fausto Sacchelli, responsabile nazionale Consigli Regionali Unipol –. Un momento importante per il CRU e per la Toscana, per riflettere sulle aree interne, sulle scelte, sugli investimenti, sui progetti da portare avanti per sviluppare questa territori.  Anche in Toscana, le aree interne devono essere sviluppate in maniera innovativa per dare un contributo all’intero Paese. L’Italia è un paese fragile, non solo nelle aree interne, come dimostrano i fatti della Romagna. Servono quindi manutenzione e interventi strutturali che seguano i principi della sostenibilità. È un’occasione che non possiamo perdere ”.

Le riflessioni e gli interventi che si sono svolti nelle due giornate fiorentine hanno evidenziato alcune caratteristiche della Regione.

Ancor prima che il Covid aggravasse la situazione, l’economia italiana stava attraversando un lungo periodo di bassa crescita tanto da far avanzare da parte di molti analisti l’ipotesi di un suo presunto declino. Ciò vale anche per la Toscana, sebbene i risultati conseguiti negli ultimi anni siano migliori di quelli del resto del Paese. Si può infatti ragionevolmente sostenere che la Toscana, con Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna rappresenti una sorta di “quadrilatero” che può essere considerato la parte più solida, per livello di sviluppo e anche per tenuta lungo la crisi, dell’intero sistema economico nazionale.

Ciò comunque non è del tutto confortante, in quanto si tratta comunque di un’economia che nell’ultimo quarto di secolo ha attraversato una prima fase (1995-2008) di crescita estremamente debole e, dopo, di vera e propria recessione, aggravata dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Oggi il PIL pro capite della Toscana – non diversamente da quello delle altre regioni del quadrilatero – è appena sui livelli del 1995.

Sono molte le criticità che hanno segnato questa lunga stagione della nostra economia, alcune endogene altre, invece, derivanti da quanto è accaduto nel mondo in questi anni. Tra queste vale la pena di segnalarne alcune sottolineate dall’analisi svolta.

La  questione demografica – La Toscana  si caratterizza  per  un forte  invecchiamento  della popolazione che la pone tra le aree più vecchie al mondo (è 12ma tra le regioni europee per indice di vecchiaia). Questa caratteristica è, da un lato, un punto di forza della regione (alta qualità della vita, sistema sanitario avanzato, welfare familiare ancora efficiente), ma rappresenta, dall’altro, un punto di grande debolezza, non solo in termini di sostenibilità, ma anche di capacità innovativa e di propensione ad investire.

La questione tecnologica. Le imprese toscane, per le dimensioni e le specializzazioni prevalenti, sembrerebbero essere più in difficoltà a recepire le innovazioni che stanno dietro la quarta rivoluzione industriale. In particolare le imprese soffrono di una storica difficoltà a rapportarsi con i centri di ricerca ed hanno dimensioni poco idonee ad affrontare da sole attività autonome di ricerca e sviluppo. Allo stesso tempo, però si caratterizzano per produzioni spesso di alta qualità volte a soddisfare bisogni legati al tempo libero (dalla moda al turismo).

La questione ambientale. Si tratta di un tema che accomuna la regione al resto del paese, ma ha qui ha una valenza particolare per il ruolo che ha l’ambiente, il paesaggio, nell’immaginario che il mondo ha della Toscana.

Le criticità potrebbero quindi mettere maggiormente in difficoltà l’economia e le condizioni di vita dei toscani perché, se non adeguatamente governate, potrebbero trovare un tessuto non idoneo ad accoglierle. Allo stesso tempo però potrebbero rappresentare un’opportunità per perseguire una crescita più sostenuta che, anche sfruttando le potenzialità della tecnologia, si orienti maggiormente sulle questioni ambientali, curando che tutto ciò non avvenga a deterioramento di quell’equilibrio sociale che è stato a lungo uno degli elementi costituenti del modello di sviluppo di questi territori.

Stefania Saccardi, vicepresidente Regione Toscana e assessore all’agricoltura e alle aree interne: “Oggi più di ieri, abbiamo la consapevolezza che il sostegno alle aree interne e montane è indispensabile per la salvaguardia di tutto il nostro territorio, anche per le zone più densamente abitate. Abbiamo inoltre tanti strumenti per portare avanti progetti concreti che rafforzino, ad esempio, i servizi e la viabilità, tutto questo per evitare lo spopolamento delle aree interne, che significherebbe abbandono e fragilità dei nostri territori”.

Marco Niccolai, presidente Commissione aree interne del Consiglio regionale della Toscana: “In Toscana abbiamo fatto una scelta ben precisa, abbiamo deciso di darci una regola: il 30% delle risorse dei fondi strutturali dell’UE e del fondo di coesione dello Stato che arrivano alla Toscana, fino al 2027, saranno destinati alle imprese, ai comuni e ai soggetti che operano nelle aree interne. È una riserva di circa 900 milioni di euro per sostenere progetti che vengono dal basso. Il senso di questa scelta è chiaro: non pensiamo che le aree interne siano luoghi di vacanza o luoghi da cartolina, non pensiamo che ci siano degli eroi, ma solo dei cittadini che fanno una scelta, una scelta per un territorio dove si lavora e si produce ricchezza. Basta con la retorica compassionevole, questi territori, e la pandemia ce l’ha dimostrato, è dove si crea risposta ad esigenze di sostenibilità, di qualità della vita e produzione economica al passo con i nuovi modelli di sviluppo. Serve quindi che lo Stato introduca meccanismi di fiscalità di vantaggio.”

Ma quante saranno le risorse del PNRR in Toscana? Alessandra De Renzis, Ufficio di Gabinetto Regione Toscana: “Ad oggi come Regione Toscana abbiamo censito circa 8mila progetti, che valgono 7 miliardi e 800 milioni di euro di investimenti, di cui 6,5 coperti dal PNRR. Sono interventi dislocati su tutto il territorio regionale”.

Paolo Ernesto Tedeschi, direttore Competitività territoriale della Toscana Autorità di gestione della Regione Toscana, ha parlato di quelle che sono le prospettive della nuova programmazione comunitaria all’interno dello sviluppo del sistema toscano; evidenziando le finalità, gli obiettivi e le modalità di gestione dei diversi fondi comunitari, i cui interventi dovranno essere integrati e coordinati per la loro piena efficacia.

Carla Lazzarotto, della Regione Toscana, ha quindi illustrato il Fondo Feasr per la crescita delle aree rurali e il sistema agricolo regionale.

Giordano Pascucci, presidente CRU Toscana: “Ci sono tante risorse a disposizione della Toscana, diversi miliardi che vanno spesi bene per favorire le comunità locali, l’imprenditoria, per fare in modo che queste realtà territoriali, spesso con forti difficoltà di mobilità, possano migliorare la qualità della vita e lo sviluppo economico. Si può invertire la rotta con politiche appropriate: la Regione Toscana ha deciso di destinare il 30% degli investimenti comunitari in queste aree, che è vero riguardano solo il 25% della popolazione ma rappresentano circa il 70% del nostro territorio”.   

Leonardo Ghezzi, Irpet Toscana: “Proveniamo da un anno difficile che ha portato a momenti di sofferenza, soprattutto per le famiglie più povere. Gli stanziamenti hanno evitato danni peggiori ,e in una certa misura, è stato compensato il danno dall’aumento dei prezzi dell’energia, consentendo al motore dell’economia toscana di rimanere acceso. Quello che preoccupa ora è la prospettiva di crescita a medio termine: al momento si registra buon andamento dell’economia ma non in linea con le aspettative del pre-crisi energetica. L’economia toscana dovrebbe infatti crescere dell’1% nei prossimi anni, un dato insufficiente rispetto alla sfida demografica che abbiamo di fronte, con una popolazione che invecchia, con meno popolazione attiva e con più esigenze. Cruciale sarà spendere bene i fondi europei e del PNRR”.

Sono inoltre intervenuti i rappresenti del mondo dell’associazionismo e sindacale: Francesca Ricci, Cisl; Patrizio Mecacci, Legacoop; Paolo Fantappié, Uil; Fabio Berni, Cgil; Massimo Biagioni, Confesercenti; Luca Tonini, Cna.  Valentino Berni, presidente Cia Toscana: “Le risorse vanno spese per rivalorizzare le aree interne e dare maggiori opportunità di vivere in questi territori, per rimettere in pista delle filiere che possono essere lo sviluppo e il volano di queste aree, primo presidio di tutta la Toscana. Le aree interne hanno dal punto di vista infrastrutturale il gap più grande. Chi vive in questi territori è confinato in aree lontane da tutte le opportunità e dal benessere che troviamo nelle grandi città; bisogna tornare a dare a queste persone una vita dignitosa con redditi adeguati”.

Il professor Stefano Maggi, ordinario di Storia contemporanea dell’Università di Siena ha ricordato l’importanza dell’accessibilità delle aree interne: “L’area interna deve essere accessibile, e per esserlo ci vuole il servizio pubblico perché non tutti vanno o possono andare in macchina. Anche il turismo sostenibile è tutto da ripensare in una logica di rete, come era in passato: gli spostamenti con carrozze a cavallo e bus erano infatti collegati al sistema dei treni”.

Elena Torri, Program Manager CRU Unipol: “Il progetto Crearee è il progetto che i CRU a livello nazionale hanno voluto promuovere per aiutare le aree interne, in questa fase di grande attenzione e necessità di sviluppo. Dalla Val d’Aosta alla Sicilia è stato individuato il tema delle aree interne come strategico. Abbiamo voluto approfondire i temi più strategici per i territori, come la mobilità sostenibile, il tema della formazione e delle community, un gioco di squadra che come mondo Unipol vogliamo mettere a disposizione dei territori”.

Stefano Casini Benvenuti, CRU Toscana: “Un territorio si mantiene se le persone ci vivono, non solo perché ci sono i servizi, ma perché si creano occasioni di lavoro. Va quindi ricostruito questo circolo virtuoso che fa di queste aree, aree di sviluppo in grado di attirare i giovani. In questo senso il loro ruolo è più importante di qualche anno fa. Servono però progetti d’area”.   

Marina Lauri, Anci Toscana “Periodo molto importante questo che coincide con l’apertura dei principali programmi di finanziamento europei, e per queste aree interne della nostra Regione, si aprono anni di opportunità molto importanti per contrastare lo spopolamento e le criticità di questi territori. Queste aree possono diventare protagoniste della rinascita territoriale”.

Francesca Longhi, Regione Toscana: “La programmazione ’14-’20 è un sistema consolidato di soggetti che conoscono i territori. Tutte le iniziative che vengono messe in campo hanno avuto un successo notevole, come l’azione specifica ‘progetti di rigenerazione delle comunità’. Nella programmazione 23-27 che stiamo attivando adesso, saranno a disposizione per il metodo Leader, 47 milioni di euro, con la possibilità di programmare per i Gal azioni più innovative”.

È stato poi fatto un focus sui distretti rurali e biologici toscani con l’intervento di Gianluca Barbieri, responsabile di settore Distretti Rurali, biologici e del cibo, che ha parlato delle modalità di intervento, opportunità e prospettive di sviluppo.

Una due giorni che è stata anche l’occasione per un confronto con i rappresentanti dei Distretti, dei Gal e dei Leader, per approfondire le modalità e definire le progettualità.