A ciascuno il suo welfare


6 Dicembre 2017|9 Minuti

Il cambiamento in atto nei modelli di welfare e la loro sostenibilità futura in funzione di una domanda di protezione sociale che sta divenendo sempre più diversificata e personalizzata. La necessità di superare un sistema di welfare ‘a prestazioni standard’, non più adeguato ai bisogni della popolazione sempre più articolati e diffusi, anche attraverso un patto di collaborazione tra pubblico e privato.

Questi i temi principali oggetto di dibattito in occasione del convegno “A ciascuno il suo welfare: Bisogni mutevoli, scelte individuali, risposte integrate”, che si è tenuto ieri a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni e ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Pier Paolo Baretta, Sottosegretario all’Economia, di Tito Boeri, Presidente INPS, di Vincenzo Boccia, Presidente Confindustria, di Giorgio Alleva, Presidente ISTAT, Federico Gelli, Presidente della Commissione di inchiesta sull’immigrazione e Responsabile Sanità del PD. L’evento rappresenta l’edizione 2017 del programma “Welfare Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali”, piattaforma permanente di discussione sui temi del welfare promossa dal Gruppo Unipol.

Il dibattito, moderato da Giancarlo Loquenzi del Giornale Radio Rai, è stato aperto dal saluto introduttivo di Pierluigi Stefanini, Presidente del Gruppo Unipol. Nel primo intervento della mattinata, Giorgio Alleva, Presidente dell’Istat, ha illustrato le attuali tendenze demografiche della popolazione italiana, soffermandosi sulla domanda di welfare nel nostro Paese, in particolare in ambito sanitario, e analizzandola attraverso nove gruppi sociali caratterizzati da diversi livelli di reddito, composizioni familiari, stili di vita.

In base ai dati presentati dall’Istat, crescono le disuguaglianze in termini di fruizione della sanità e dei servizi assistenziali, sia all’interno dei diversi gruppi sociali, sia a livello territoriale. Ad esempio, la propensione a fare controlli medici è maggiore per le donne e per i residenti nel Centro-Nord e, dall’altro lato, si allarga la forbice sociale tra chi rinuncia, per motivi economici, a sottoporsi a cure mediche o esami (1 su 5 all’interno delle famiglie a basso reddito).

Dal lato dell’offerta, solo il 9% dei Comuni italiani, tutti nel Nord Italia, sono virtuosi in termini di servizi sociali offerti, mentre nel privato cresce il ricorso al welfare aziendale, adottato da quasi il 60% delle grandi imprese manifatturiere.

Sebbene due italiani su tre (il 67,7%) si dichiarino “in buona salute”, dato che sale al 75,6% per le famiglie della classe dirigente, l’invecchiamento progressivo della popolazione – per la prima volta gli over 65 hanno superato il 22% – pone nuove e complesse sfide per ridurre le disuguaglianze attraverso l’offerta di politiche mirate non solo ad aiuti economici, ma anche all’erogazione di maggiori servizi.

L’intervento dell’Onorevole Federico Gelli, Presidente della Commissione di inchiesta sull’immigrazione e Responsabile Sanità del PD, si è focalizzato sugli sviluppi del modello sanitario italiano e sulle scelte necessarie per la sua sostenibilità. Il dibattito sulla spesa previdenziale e assistenziale in Italia ha avuto per protagonisti Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, Pier Paolo Baretta, Sottosegretario Ministero Economia e Finanze e Marco Leonardi, Consigliere economico Palazzo Chigi.

Il focus della discussione si è poi spostato sul piano europeo con i contributi di Francesca Colombo, Responsabile divisione sanità OCSE, Lara Comi, Vicepresidente Gruppo PPE Parlamento Europeo e Roberto Gualtieri, Presidente Commissione per gli affari economici e monetari Parlamento Europeo, che hanno parlato del peso economico e dell’importanza strategica delle presenti e future misure europee in termini di investimenti, flessibilità, riforme e dimensione sociale, anche alla luce delle trasformazioni introdotte dalla quarta rivoluzione industriale e della Brexit, fino ad ipotizzare la futura possibile nascita di un welfare europeo.

Il dibattito conclusivo si è posto l’obiettivo di rispondere alle nuove esigenze dei cittadini in termini di welfare. A discuterne, Tito Boeri, Presidente INPS, Carlo Cimbri, Amministratore Delegato Gruppo Unipol, e Vincenzo Boccia, Presidente Confindustria, a rappresentare idealmente la posizione, rispettivamente, pubblica, privata e dell’associazione degli imprenditori. Se Tito Boeri ha approfondito il tema della responsabilizzazione individuale rispetto alle scelte sul proprio futuro previdenziale, Carlo Cimbri ha posto l’accento sulla necessità di rispondere ai bisogni di welfare della popolazione attraverso un’articolazione di servizi che siano sempre più in grado di far fronte a tutte le esigenze che si configurano nell’arco dell’intera vita dell’individuo. Vincenzo Boccia, infine, ha sottolineato quanto il welfare italiano sia da considerarsi un elemento sempre più strategico per le prospettive di crescita del Paese.

Il Gruppo Unipol ha elaborato una proposta, articolata su tre aree: le sfide alla sostenibilità del welfare, la domanda di protezione sociale e le linee di collaborazione tra pubblico e privato:

a) Le sfide alla sostenibilità del Welfare

L’evoluzione sociale e demografica del Paese rende necessario accelerare un ruolo attivo del privato in campo socio-sanitario, in particolare nei settori non coperti da intervento pubblico: ad esempio, odontoiatria e Long Term Care (LTC). L’expertise di Unipol nel settore LTC permette di affiancare il SSN nella complessiva riorganizzazione del sistema di assistenza ai non autosufficienti, rendendo più efficace la loro rete di protezione sociale.

Dati di scenario: a fronte di una spesa per LTC pari a 15.067 milioni di euro nel 2016, soltanto 370.000 over 65, a fronte di circa 3 milioni che ne avrebbero bisogno, godono dell’assistenza domiciliare: in Italia il 2,7% degli anziani, contro il 20% dei Paesi del Nord Europa. Il 16% degli italiani è coperto da forme sanitarie integrative, che però intermediano soltanto il 10% della spesa sanitaria privata complessiva.

b) La domanda di protezione sociale

L’attuale domanda di protezione sociale, divenuta sempre più diversificata e personalizzata, deve portare allo sviluppo di misure atte ad incrementare ulteriormente la diffusione del welfare aziendale, focalizzando l’offerta sul sostegno alle fragilità e alla riduzione del rischio di impoverimento della classe media.

Il Welfare Aziendale è una risposta molto efficace per rendere maggiormente sostenibile la crescente domanda di assistenza per la non autosufficienza e per i nuovi bisogni, una volta intercettate le esigenze individuali dei cittadini, passando da prodotti preconfezionati ad un’offerta a ventaglio altamente personalizzabile.

Unipol intende favorire la diffusione dell’offerta di un pacchetto welfare integrato, con cui offrire previdenza ed allo stesso tempo assistenza agli aderenti, con particolare riferimento ai familiari a carico e figli minorenni.

Dati di scenario: il 40% delle famiglie italiane è interessata al rimborso delle spese mediche, il 7% al sostegno per la LTC, il 20% al supporto agli oneri scolastici dei figli, il 12% alle misure per il sostegno alla gestione dei figli (fonte: MBS).

c) Le linee di collaborazione tra pubblico e privato

L’offerta pubblica di assistenza socio-sanitaria non è ad oggi sufficiente a soddisfare una domanda in crescita e di difficile accessibilità per il cittadino.

Unipol si propone come partner credibile per lo Stato, sia come assicuratore sia come piattaforma di servizi e, grazie alle competenze di UniSalute, può svolgere il ruolo di “coordinatore di assistenza socio-sanitaria”, ovvero piattaforma operativa di interfaccia verso il cittadino e di coordinamento delle strutture assistenziali, in particolare ad esempio nell’ambito della gestione dei malati cronici.

Dati di scenario: l’Italia è un Paese sempre più anziano – con una vita media che entro il 2065 sarà di 86,1 anni per gli uomini e 90,2 anni per le donne – e già oggi il 60% della popolazione over 75 ha due o più malattie croniche: la spesa per la Long Term Care è quindi destinata a crescere. Fonte: Istat.


A ciascuno il suo welfare


CRU unipol|6 Dicembre 2017|9 Minuti

Il cambiamento in atto nei modelli di welfare e la loro sostenibilità futura in funzione di una domanda di protezione sociale che sta divenendo sempre più diversificata e personalizzata. La necessità di superare un sistema di welfare ‘a prestazioni standard’, non più adeguato ai bisogni della popolazione sempre più articolati e diffusi, anche attraverso un patto di collaborazione tra pubblico e privato.

Questi i temi principali oggetto di dibattito in occasione del convegno “A ciascuno il suo welfare: Bisogni mutevoli, scelte individuali, risposte integrate”, che si è tenuto ieri a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni e ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Pier Paolo Baretta, Sottosegretario all’Economia, di Tito Boeri, Presidente INPS, di Vincenzo Boccia, Presidente Confindustria, di Giorgio Alleva, Presidente ISTAT, Federico Gelli, Presidente della Commissione di inchiesta sull’immigrazione e Responsabile Sanità del PD. L’evento rappresenta l’edizione 2017 del programma “Welfare Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali”, piattaforma permanente di discussione sui temi del welfare promossa dal Gruppo Unipol.

Il dibattito, moderato da Giancarlo Loquenzi del Giornale Radio Rai, è stato aperto dal saluto introduttivo di Pierluigi Stefanini, Presidente del Gruppo Unipol. Nel primo intervento della mattinata, Giorgio Alleva, Presidente dell’Istat, ha illustrato le attuali tendenze demografiche della popolazione italiana, soffermandosi sulla domanda di welfare nel nostro Paese, in particolare in ambito sanitario, e analizzandola attraverso nove gruppi sociali caratterizzati da diversi livelli di reddito, composizioni familiari, stili di vita.

In base ai dati presentati dall’Istat, crescono le disuguaglianze in termini di fruizione della sanità e dei servizi assistenziali, sia all’interno dei diversi gruppi sociali, sia a livello territoriale. Ad esempio, la propensione a fare controlli medici è maggiore per le donne e per i residenti nel Centro-Nord e, dall’altro lato, si allarga la forbice sociale tra chi rinuncia, per motivi economici, a sottoporsi a cure mediche o esami (1 su 5 all’interno delle famiglie a basso reddito).

Dal lato dell’offerta, solo il 9% dei Comuni italiani, tutti nel Nord Italia, sono virtuosi in termini di servizi sociali offerti, mentre nel privato cresce il ricorso al welfare aziendale, adottato da quasi il 60% delle grandi imprese manifatturiere.

Sebbene due italiani su tre (il 67,7%) si dichiarino “in buona salute”, dato che sale al 75,6% per le famiglie della classe dirigente, l’invecchiamento progressivo della popolazione – per la prima volta gli over 65 hanno superato il 22% – pone nuove e complesse sfide per ridurre le disuguaglianze attraverso l’offerta di politiche mirate non solo ad aiuti economici, ma anche all’erogazione di maggiori servizi.

L’intervento dell’Onorevole Federico Gelli, Presidente della Commissione di inchiesta sull’immigrazione e Responsabile Sanità del PD, si è focalizzato sugli sviluppi del modello sanitario italiano e sulle scelte necessarie per la sua sostenibilità. Il dibattito sulla spesa previdenziale e assistenziale in Italia ha avuto per protagonisti Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, Pier Paolo Baretta, Sottosegretario Ministero Economia e Finanze e Marco Leonardi, Consigliere economico Palazzo Chigi.

Il focus della discussione si è poi spostato sul piano europeo con i contributi di Francesca Colombo, Responsabile divisione sanità OCSE, Lara Comi, Vicepresidente Gruppo PPE Parlamento Europeo e Roberto Gualtieri, Presidente Commissione per gli affari economici e monetari Parlamento Europeo, che hanno parlato del peso economico e dell’importanza strategica delle presenti e future misure europee in termini di investimenti, flessibilità, riforme e dimensione sociale, anche alla luce delle trasformazioni introdotte dalla quarta rivoluzione industriale e della Brexit, fino ad ipotizzare la futura possibile nascita di un welfare europeo.

Il dibattito conclusivo si è posto l’obiettivo di rispondere alle nuove esigenze dei cittadini in termini di welfare. A discuterne, Tito Boeri, Presidente INPS, Carlo Cimbri, Amministratore Delegato Gruppo Unipol, e Vincenzo Boccia, Presidente Confindustria, a rappresentare idealmente la posizione, rispettivamente, pubblica, privata e dell’associazione degli imprenditori. Se Tito Boeri ha approfondito il tema della responsabilizzazione individuale rispetto alle scelte sul proprio futuro previdenziale, Carlo Cimbri ha posto l’accento sulla necessità di rispondere ai bisogni di welfare della popolazione attraverso un’articolazione di servizi che siano sempre più in grado di far fronte a tutte le esigenze che si configurano nell’arco dell’intera vita dell’individuo. Vincenzo Boccia, infine, ha sottolineato quanto il welfare italiano sia da considerarsi un elemento sempre più strategico per le prospettive di crescita del Paese.

Il Gruppo Unipol ha elaborato una proposta, articolata su tre aree: le sfide alla sostenibilità del welfare, la domanda di protezione sociale e le linee di collaborazione tra pubblico e privato:

a) Le sfide alla sostenibilità del Welfare

L’evoluzione sociale e demografica del Paese rende necessario accelerare un ruolo attivo del privato in campo socio-sanitario, in particolare nei settori non coperti da intervento pubblico: ad esempio, odontoiatria e Long Term Care (LTC). L’expertise di Unipol nel settore LTC permette di affiancare il SSN nella complessiva riorganizzazione del sistema di assistenza ai non autosufficienti, rendendo più efficace la loro rete di protezione sociale.

Dati di scenario: a fronte di una spesa per LTC pari a 15.067 milioni di euro nel 2016, soltanto 370.000 over 65, a fronte di circa 3 milioni che ne avrebbero bisogno, godono dell’assistenza domiciliare: in Italia il 2,7% degli anziani, contro il 20% dei Paesi del Nord Europa. Il 16% degli italiani è coperto da forme sanitarie integrative, che però intermediano soltanto il 10% della spesa sanitaria privata complessiva.

b) La domanda di protezione sociale

L’attuale domanda di protezione sociale, divenuta sempre più diversificata e personalizzata, deve portare allo sviluppo di misure atte ad incrementare ulteriormente la diffusione del welfare aziendale, focalizzando l’offerta sul sostegno alle fragilità e alla riduzione del rischio di impoverimento della classe media.

Il Welfare Aziendale è una risposta molto efficace per rendere maggiormente sostenibile la crescente domanda di assistenza per la non autosufficienza e per i nuovi bisogni, una volta intercettate le esigenze individuali dei cittadini, passando da prodotti preconfezionati ad un’offerta a ventaglio altamente personalizzabile.

Unipol intende favorire la diffusione dell’offerta di un pacchetto welfare integrato, con cui offrire previdenza ed allo stesso tempo assistenza agli aderenti, con particolare riferimento ai familiari a carico e figli minorenni.

Dati di scenario: il 40% delle famiglie italiane è interessata al rimborso delle spese mediche, il 7% al sostegno per la LTC, il 20% al supporto agli oneri scolastici dei figli, il 12% alle misure per il sostegno alla gestione dei figli (fonte: MBS).

c) Le linee di collaborazione tra pubblico e privato

L’offerta pubblica di assistenza socio-sanitaria non è ad oggi sufficiente a soddisfare una domanda in crescita e di difficile accessibilità per il cittadino.

Unipol si propone come partner credibile per lo Stato, sia come assicuratore sia come piattaforma di servizi e, grazie alle competenze di UniSalute, può svolgere il ruolo di “coordinatore di assistenza socio-sanitaria”, ovvero piattaforma operativa di interfaccia verso il cittadino e di coordinamento delle strutture assistenziali, in particolare ad esempio nell’ambito della gestione dei malati cronici.

Dati di scenario: l’Italia è un Paese sempre più anziano – con una vita media che entro il 2065 sarà di 86,1 anni per gli uomini e 90,2 anni per le donne – e già oggi il 60% della popolazione over 75 ha due o più malattie croniche: la spesa per la Long Term Care è quindi destinata a crescere. Fonte: Istat.