L’utopia sostenibile. L’Italia del 2030


16 Febbraio 2018|3 Minuti

È disponibile nelle librerie dai primi giorni di febbraio “L’utopia sostenibile” (Editori Laterza), un saggio scritto dal portavoce di Asvis, Enrico Giovannini. Giovannini in questo testo racconta come realizzare la scelta dello sviluppo sostenibile, un’opportunità per evitare il collasso del sistema perché se continueremo a pensare e ad agire come abbiamo fatto negli ultimi anni, non riusciremo a evitare al nostro mondo una profonda crisi ambientale, economica, sociale.

Come raccontato dallo stesso Giovannini, però, non si tratta di un libro dei sogni. «Accanto all’evidenza sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo e ai presupposti teorici di un approccio alternativo, sono state indicate proposte molte concrete su come aiutare l’Italia ad affrontare le sue tante debolezze e a spostarsi su un sentiero di sviluppo sostenibile».

Come illustrato in un Rapporto preparato nel 2015 per la Commissione Europea, tre sono gli elementi cruciali per consentire la trasformazione di un sistema verso lo sviluppo sostenibile: innovazione e tecnologie adeguate, una governance in grado di gestire efficacemente la complessità del sistema, un cambiamento profondo della mentalità e della cultura delle persone. Partendo da quest’ultimo aspetto, e ben conscio della delicatezza della questione, soprattutto dopo il duro scontro verificatosi di recente sulle modifiche alla seconda parte della Costituzione, non si può non riconoscere che, se lo sviluppo sostenibile deve divenire il paradigma di riferimento sia per le politiche pubbliche che per i comportamenti delle imprese e delle persone, esso dovrebbe essere inserito tra i principi fondamentali della Repubblica, come già fatto in Norvegia, in Francia, in Svizzera e in vari altri Paesi.

Il secondo aspetto da affrontare riguarda il rafforzamento del ruolo del presidente del Consiglio per assicurare la coerenza delle politiche orientate allo sviluppo sostenibile assieme al tema, molto spinoso, della distribuzione delle competenze rilevanti per il conseguimento degli SDGs tra lo Stato e le Regioni

Infine, ma non meno importante, in vista della trasformazione sistemica che impone l’attuazione dell’Agenda 2030, vanno adottate iniziative urgenti per aumentare il livello della partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche, anche alla luce dell’arcaicità della pubblica amministrazione, della fragilità delle “associazioni partito” e della rarefazione in molte aree urbane dei luoghi di socializzazione e partecipazione ai processi decisionali.

Sono passi difficili, ma il Paese ha già cominciato a muoversi per realizzare il cambiamento. La speranza di trasformare l’utopia sostenibile in realtà forse non è ancora molto visibile per il grande pubblico e i politici ma il cambiamento sta avvenendo in tante persone, soprattutto nei più giovani e in tante imprese e governi “che vedono nella conversione dell’attuale modello di produzione, di consumo e di organizzazione della società una straordinaria opportunità, anzi l’unica opportunità da cogliere per migliorare il proprio futuro”.

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L’utopia sostenibile. L’Italia del 2030


CRU unipol|16 Febbraio 2018|3 Minuti

È disponibile nelle librerie dai primi giorni di febbraio “L’utopia sostenibile” (Editori Laterza), un saggio scritto dal portavoce di Asvis, Enrico Giovannini. Giovannini in questo testo racconta come realizzare la scelta dello sviluppo sostenibile, un’opportunità per evitare il collasso del sistema perché se continueremo a pensare e ad agire come abbiamo fatto negli ultimi anni, non riusciremo a evitare al nostro mondo una profonda crisi ambientale, economica, sociale.

Come raccontato dallo stesso Giovannini, però, non si tratta di un libro dei sogni. «Accanto all’evidenza sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo e ai presupposti teorici di un approccio alternativo, sono state indicate proposte molte concrete su come aiutare l’Italia ad affrontare le sue tante debolezze e a spostarsi su un sentiero di sviluppo sostenibile».

Come illustrato in un Rapporto preparato nel 2015 per la Commissione Europea, tre sono gli elementi cruciali per consentire la trasformazione di un sistema verso lo sviluppo sostenibile: innovazione e tecnologie adeguate, una governance in grado di gestire efficacemente la complessità del sistema, un cambiamento profondo della mentalità e della cultura delle persone. Partendo da quest’ultimo aspetto, e ben conscio della delicatezza della questione, soprattutto dopo il duro scontro verificatosi di recente sulle modifiche alla seconda parte della Costituzione, non si può non riconoscere che, se lo sviluppo sostenibile deve divenire il paradigma di riferimento sia per le politiche pubbliche che per i comportamenti delle imprese e delle persone, esso dovrebbe essere inserito tra i principi fondamentali della Repubblica, come già fatto in Norvegia, in Francia, in Svizzera e in vari altri Paesi.

Il secondo aspetto da affrontare riguarda il rafforzamento del ruolo del presidente del Consiglio per assicurare la coerenza delle politiche orientate allo sviluppo sostenibile assieme al tema, molto spinoso, della distribuzione delle competenze rilevanti per il conseguimento degli SDGs tra lo Stato e le Regioni

Infine, ma non meno importante, in vista della trasformazione sistemica che impone l’attuazione dell’Agenda 2030, vanno adottate iniziative urgenti per aumentare il livello della partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche, anche alla luce dell’arcaicità della pubblica amministrazione, della fragilità delle “associazioni partito” e della rarefazione in molte aree urbane dei luoghi di socializzazione e partecipazione ai processi decisionali.

Sono passi difficili, ma il Paese ha già cominciato a muoversi per realizzare il cambiamento. La speranza di trasformare l’utopia sostenibile in realtà forse non è ancora molto visibile per il grande pubblico e i politici ma il cambiamento sta avvenendo in tante persone, soprattutto nei più giovani e in tante imprese e governi “che vedono nella conversione dell’attuale modello di produzione, di consumo e di organizzazione della società una straordinaria opportunità, anzi l’unica opportunità da cogliere per migliorare il proprio futuro”.

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