Società: Nuovo welfare e innovazione sociale

Progetto società - Meridee - CRU Unipol

L’Italia ha sperimentato, al pari di altri paesi occidentali, una delle più gravi crisi economiche della sua storia, con un calo del Pil che ha raggiunto il suo apice nel 2009 (‐5,5%) e poi un altro importante periodo recessivo (2012‐2014), con riduzione complessiva del prodotto pari al 4,5%, mentre i segnali di ripresa dell’anno passato sono stati assai timidi (+0,7%). Nelle regioni del Sud fenomeni come la generale crescita delle disuguaglianze e il progressivo ritrarsi del welfare sociale accentuano squilibri che rischiano ormai di divenire strutturali.

Fatti – dati

  • Significativa la crescita delle famiglie in povertà assoluta che passano dal 3,5% nel 2007 al 6% nel 2015; in valori assoluti i poveri sono 4,6 milioni, e di questi 2,1 milioni risiede al Sud. La crisi è sopraggiunta dopo un quindicennio di politiche di risanamento per tenere in ordine i conti pubblici, che avevano già determinato livelli di crescita assai esigui e che ha colpito anche il welfare, senza tuttavia mettere in campo interventi strutturali – anzi acuendone i tradizionali limiti a fronte della crescente e più articolata domanda di protezione sociale.
  • La spesa per la protezione sociale in Italia è cresciuta in misura maggiore rispetto all’area Euro in rapporto al Pil (quattro punti percentuali tra il 2006 ed il 2014, contro due punti e mezzo delle UE) ma risulta assai sbilanciata nella ripartizione per tipo di bisogno: oltre il 50% è destinata alla vecchiaia, mentre poco si spende per la famiglia (4%) o la disabilità (5,5%). Particolarmente sacrificate le spese per abitazione (0,1%) e esclusione sociale (0,7%), che presentano una quota tra le più basse fra gli undici paesi europei messi a confronto dall’Istat (dati 2013).
  • Il confronto internazionale mostra come le scelte allocative della spesa sociale faticano a evolvere per adeguarsi ai bisogni sociali consolidati dalla crisi, che fa crescere bisogni di cura, inclusione e contrasto alla povertà. Resta infatti al palo la spesa socio assistenziale, ridotta nella componente più importante del welfare territoriale e dei servizi, mentre aumenta la componente in forma di trasferimenti economici.
  • La spesa sociale dei Comuni è in calo anch’essa dopo anni di leggero incremento. Inoltre la divaricazione territoriale si è ampliata in assenza di riforme nazionali di riequilibrio finanziario e la definizione di livelli essenziali sociali, cosicché risulta che la spesa pro capite al Sud è tre volte inferiore rispetto al Nord-Est.
  • In base alla Legge quadro del 2000, i Comuni svolgono un ruolo chiave nell’offerta pubblica della rete di servizi sociali e socio-assistenziali sul territorio, poiché a loro compete (singolarmente o in forma associata) di offrire un sostegno in denaro e in servizi alle famiglie per i bisogni connessi alla crescita dei figli, all’assistenza agli anziani e alle persone con disabilità, per contrastare il disagio legato alla povertà e all’emarginazione. Nel 2013 le risorse destinate dai Comuni alle politiche di welfare si sono ridotte del 4% rispetto al 2010, ammontando in valori assoluti a 6,8 miliardi di euro.
  • Il welfare sociale, già in difficoltà, rischia di essere travolto da nuove domande legate all’invecchiamento della popolazione, alla riduzione della cura informale delle famiglie, alla povertà, al mutamento dei profili familiari, alla disoccupazione giovanile e aumento dei neet, ai nuovi bisogni di tipo relazionale, alla sofisticazione della domanda di servizi tradizionali.
  • Negli ultimi decenni la società è stato attraversata da dinamiche che hanno aumentato notevolmente la disuguaglianza e il rischio di povertà. Da qui l’importanza di promuovere interventi che incidano sul funzionamento dei mercati e sui meccanismi che conducono alla formazione dei redditi primari, compreso le azioni che aiutano gli individui a dotarsi di competenze meglio remunerate sul mercato del lavoro. La coesione sociale è uno degli obiettivi primari dell’Unione Europea che agisce in questo ambito attraverso il Fondo Sociale Europeo, pensato per sostenere attività che combattano la discriminazione sotto diverse prospettive: 1) percorsi per il reinserimento e reintegrazione nel mondo del lavoro di gruppi colpiti da discriminazioni; 2) cultura di accettazione della diversità sul posto di lavoro; 3) partecipazione degli immigrati al modo del lavoro, rafforzando l’integrazione sociale; 4) orientamento e formazione adattati alle specifiche esigenze delle persone svantaggiate.
  • Promuovere la piena integrazione e partecipazione dei gruppi svantaggiati è un elemento prioritario di tutte le politiche comunitarie, non soltanto di quelle correlate all’occupazione.

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Goal dall’Agenda 2030

(1) Sconfiggere la povertà [Web ]
(10) Ridurre le disuguaglianze [Web ]
(12) Città e comunità sostenibili [Web ]

 

SUGGESTIONI

  • Masterplan Legacoop: Cultura (integrazione immigrazione), Rigenerazione (rigenerazione urbana), Welfare (Investire in politiche sociali e socio sanitarie per garantire servizi e garantire l’accesso alle cure e alla prevenzione) [PDF dimensione file 253 kB ]
  • Rapporto Sud CGIL: servizi per il lavoro, istruzione e formazione, servizi per l’infanzia, invecchiamento della popolazione, abbandono scolastico, impoverimento delle università del Sud [PDF dimensione file 142 kB ]
  • Carta di Pescara: livello di istruzione, occupazione femminile, riduzione dei NEET [PDF dimensione file 4,8 MB ]
  • PON Metro [Web ]
  • PON Cultura e Sviluppo [Web ]
  • PON Capacità Istituzional [Web ]
  • PON Imprese e Competitività [Web ]
  • PON Inclusione [Web ]
  • PON Occupazione [Web ]

Iniziative di CRU UNIPOL sul tema “Società”

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